XVIII settimana del T.O. - 3 agosto 2025
Questione di sicurezze
Grande argomento, attuale, più oggi che ai tempi di Gesù. Su che cosa si fonda la tua vita? Quali sono le nostre ‘sicurezze’? Quali le fondamenta? In cosa speriamo? Solo nella tranquillità economica come il ricco del vangelo o su altro? Di solito a queste domande si risponde: ‘Ma io non sono ricco’; non conta quanto possiedi ma come lo possiedi, come ti sei attaccato alle poche o tante cose o ai pochi o tanti soldi che possiedi. A volte vogliamo possedere anche le persone e le strumentalizziamo per i nostri scopi. Si può essere poveri e avari, ricchi e liberi.
Ma dallo spunto del ricco che chiede a Gesù di aiutarlo nella questione dell’eredità, il Maestro più che giudicare la singola questione, pone in luce la questione seria della fiducia su cui si fonda la vita: il ricco pronuncia troppe volte la parola ‘mio’, ‘mia’ e io. Al centro del mondo c’è solo lui: Gesù non è il Maestro da ascoltare e seguire ma un giudice che deve difenderlo. Usa Gesù per i suoi scopi. Sembra che la vita per lui non abbia fine, sia infinita, e soprattutto ogni dettaglio deve rientrare nei suoi piani. Ma la vita per fortuna non è così, non sempre è tutto pianificato e in discesa: le curve, le salite, gli scossoni servono a imparare a guidare, o a camminare in montagna , servono a insegnarci a vivere liberi, non morbosamente attaccati alle cose e alle persone.
Proprio quando aveva accumulato tanto, quando era giunto a un bel traguardo (alla pensione diremmo noi), quando pensava a costruire altri granai, arriva la morte, la fine dei sogni. In realtà era già morto dentro, prima, era già spento, nella sua casa dorata, solo, senza amici, senza speranze, circondato solo dalle sue ricchezze, prigioniero della sua avidità.
Il tema vero allora è: quale posto occupa Dio nelle tue sicurezze? E’ un punto di forza? Ti da sostegno? E’ l’ancoraggio alla roccia quando sei in montagna su un sentiero impervio? Ti sostiene ogni giorno, nelle scelte difficili? Ti da respiro e ti prepara ad affrontare momenti difficili o è uno che chiami in causa solo quando ti serve, a spot? Per celebrare un sacramento, per una benedizione, per la messa ai miei defunti, per una gita a un santuario oppure ce l’hai dentro, ti anima e rafforza e ti da fiducia.
La domanda che Gesù pone al ricco, e anche a noi è: ma tu sei felice? Cosa ti rende felice? Cosa ti garantisce la felicità anche in mezzo alla tempesta che spesso arriva nella vita? Quali sono i veri tesori da accumulare, da cercare, i tesori che ti rendono felice adesso e sempre, quelli che non si consumano: ascoltare qualcuno, sapersi fermare, prendersi cura, cercare qualche amicizia nuova, saper perdonare, accogliere la Sua parola nella vita, gustarla e scegliere in base a ciò che lui mi dice.
Vanità delle vanità dice la prima lettura dal Qoèlet, tutto è vanità: chi ha incontrato la parola di Gesù è al riparo da tutte le vanità, ha capito qual è la roccia su cui costruire la propria vita.
O Signore, mettici al riparo da noi stessi, dal nostro orgoglio e da un modo ossessivo di guardare, possedere, accumulare: rischiamo di perderci il bello di una vita libera, leggera, fondata su di te e non su ciò che possediamo. Rendici desiderosi di amare ma soprattutto lasciarci amare da te, fonte di ogni libertà.